Per Antonio Cornacchione "Basta Poco" al Teatro Gioiello di Torino dal 7 al 9 novembre

29.10.2025

A quali compromessi ideologici saremmo disposti a scendere per la sopravvivenza? Il cinismo individualista ha completamente soppiantato le correnti di pensiero novecentesche o c'è un punto oltre il quale ancora oggi non ci spingeremmo? Basta davvero poco per rinnegare tutto ciò in cui crediamo?

A questi interrogativi non risponde un trattato di politologia o un pensoso congresso ma "Basta Poco", commedia teatrale creata da uno dei volti più famigliari della satira e del cabaret televisivo, Antonio Cornacchione. Fin dalle sue buffe geremiadi rivolte al "Povero Silvio" in cui metteva alla berlina lo spudorato vittimismo del Cavaliere, l'artista ha dimostrato una vena urticante e irriverente legata all'attualità e sospesa tra cabaret e satira politica.

In questa sua ultima fatica afferma di rifarsi all'impegno del teatro civile di Dario Fo per affrontare, con vis politicamente scorretta, il tema dell'onestà culturale, sempre più a rischio di fronte alle sfide della quotidianità.

Al centro della scena non vedremo più il vittimismo, ma una vittima vera. 

Il personaggio in cui Cornacchione si calerà, è infatti Palmiro, tipografo (nome-nomen) di sinistra licenziato dall'Intelligenza artificiale e quindi in bancarotta. Giunto al punto in cui non sa letteralmente più dove sbattere la testa, si trova costretto a occupare abusivamente l'abitazione dei genitori defunti. Qui, paradossalmente, non viene contrastato dalle forze dell'ordine ma dal "fuoco amico" dei centri sociali, mentre a difenderlo, nemesi storica, arriva invece un gruppo di neo-fascisti… 

Comprensibilmente il prezzo da pagare sarà troppo alto: abiurare alle sue convinzioni di sempre, dai principi progressisti e alla naturale collocazione politica, e per aderire agli ideali di una estrema destra ormai pubblicamente sdoganata e quindi sempre più disinibita. D'altro canto la coerenza a tutti i costi significherebbe finire in mezzo a una strada.

A complicare il dilemma politico ci mette lo zampino l'amore: il "Povero Palmiro" è infatti segretamente infatuato dell'unica dipendente (ungherese) della sua tipografia, interpretata da un altro nome amatissimo del cabaret e della comicità televisiva: Alessandra Faiella, che ricordiamo come attrice di punta della "scuderia" di Serena Dandini in programmi come "Producer" e "Pippo Chennedy Show". Impossibilitato a pagarle il TFR, e tutt'altro che restio a vivere in sua compagnia in nome del "da cosa nasce cosa", ospita la donna nella casa paterna, elemento che gli renderà l'offerta indecente dei fascisti ancora più difficile rifiutare.

Un attore dalla solida carriera tra cinema e teatro, regia e interpretazione, del calibro di Pino Quartullo completa il tris di assi dello spettacolo, scritto dallo stesso Cornacchione (anche scenografo con Giovanna Angeli) con la collaborazione drammaturgica Bruno Furnari e la regia di Marco Rampoldi. A comporre le musiche di scena ci ha invece pensato Alessandro Carlà, mentre i costumi sono firmate da Laura Liguori e le luci da Andrea Lisco.

A impreziosire il parterre di volti famigliari al grande pubblico (e al corpo elettorale..), anche se solo in video, i 'cammei' di Giovanni (senza Aldo e Giacomo) Storti e, udite udite, di Pier Luigi Bersani. Sarà una sorta di Grillo Parlante 'de sinistra', voce della coscienza progressista che tenterà di dissuadere il compagno dall'abiura ideologica? E' lecito immaginarlo, ma per scoprirlo non ci resta che fare una capatina al Teatro Gioiello, che dal 7 al 9 novembre aprirà il sipario su questo promettente e accattivante titolo nel fil rouge di prosa brillante che imbastirà lungo tutta la stagione.

Info su www.teatrogioiellotorino.it e www.ticketone.it

Franco Travaglio

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