AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA

01.05.2024

di Alessandro Caria

MILANO – È tornato Aggiungi un posto a tavola, la commedia musicale che Pietro Garinei e Sandro Giovannini scrissero, assieme a Jaja Fiastri, nel 1974 e comincia da Milano, in un Teatro Nazionale gremito, gioioso e festante, il viaggio che lo condurrà alle celebrazioni per i 50 Anni dal debutto il prossimo 8 dicembre al Teatro Brancaccio di Roma.

Il successo di un titolo ripreso per l'ottava volta in Italia e rappresentato più volte in molte piazze straniere, da Vienna a Mosca, da Londra a Città del Messico, a Buenos Aires, fino a San Paolo e Budapest, si presenta adesso a un pubblico che singolarmente, per come sono andate le cose negli ultimi decenni, è imbevuto di una sensibilità non minore e non diversa da quella, piena di brividi e pieghe, degli anni settanta, quell'epoca di recessione e austerity che sfociò negli "anni di piombo".

Successo puntuale che anche ieri sera ha premiato l'intatto smalto del tutto: le scene – ruotanti e magistrali - sono ancora quelle di Giulio Coltellacci, capaci di ritagliare l'arca, il paese, la chiesa, la piazza, il bosco e la casa del sindaco in mille combinazioni di legno chiaro; la regia "garinei-giovanniniana" è garantita stavolta da Marco Simeoli con intelligenza e umiltà, Cristina Arrò ha il privilegio di custodire e tramandare le acrobatiche coreografie di Gino Landi, brillantemente riprese senza una sbavatura e sottolineando di più un vecchio concetto caro all'indimenticato Maestro della Danza, ossia la presenza di vari caratteri estetici tra i Solisti e le Soliste; la storia avvolgente, divertente, buona, tessuta attorno al personaggio di un sacerdote dal volto umano, quasi parente, amico, pastore ma senza esagerare.

Nel personaggio, che il bravo Giovanni Scifoni dalla frenetica disinvoltura interpreta con humour e toccante umanità – e che gradita sorpresa nel canto! – convivono l'entusiasmo dei volontari che alleviano gli offesi là dove lo Stato omette o dimentica, i ragazzi che danno senso attivo alla solidarietà, la spinta colorata dei pacifisti e l'essere costruttivo di chi trova significato nel non demonizzare per metodo la realtà.

Vivissimo e attuale, dunque, lo spettacolo, con il suo orizzonte apocalittico che mette in ballo (per risolverli in arcobaleno, naturalmente) temi e problemi di peso, vedi la nefandezza umana, il celibato dei preti, la carità, la discriminazione sociale, l'amore fra uomo e donna. Tutto con il condimento di battute comiche a getto continuo, belle canzoni (sempre una delizia le musiche di Armando Trovajoli, maestro indiscusso di armonie), personaggi esilaranti e felici (come definire altrimenti "caratteri" quali il fanciullesco Toto, trasformato in toro da monta per volere divino che riceve il suo primo catartico taste of honey dalla audacissima Consolazione, rinomata puttana che si sposa in bianco?).

Quanto al Cast. Dell'efficacia cechoviana, tutta teatrale, del Don Silvestro brillante e insieme romantico di Scifoni (che non è un divo televisivo prestato al palcoscenico, bensì il contrario), abbiamo detto. Ottima prova di Lorella Cuccarini (nella parte di Consolazione) che per la prima volta si cimenta in un ruolo comico: irresistibile nella scena d'entrata, quando ferma lo spettacolo per gli applausi, divertente negli sketches con Toto sfoggiando un comicissimo accento romanesco ("E quante ne volevi vede'? Quattro? Aho', ma ando' lo avete preso questo…"), aggressiva nel ballo e sicura nel canto. A Francesco Zaccaro (Toto) l'enorme merito di ottenere il massimo risultato comico gestendo con misura il suo personaggio naif, ruba applausi con tempi perfetti, probabilmente la vera rivelazione di questa edizione. Marco Simeoli veste ancora con sorniona ed effervescente sicurezza i panni del Sindaco, è caricatura arguta dei nostri politici di provincia, ed è in perfetta sintonia con l'ottima Francesca Nunzi, che disegna la sua Ortensia come un vero personaggio e non più una figura marginale e siamo curiosi di vederla come Consolazione. Superba la prova di Sofia Panizzi, con quell'aria di irrimediabile ingenua in piena tempesta ormonale e con quella sciolta e comunicativa semplicità sexy, non risparmia energia in un ruolo difficile, quello di Clementina, la figlia del sindaco cui preme, consapevolmente o meno, far capitolare Don Silvestro, convincerlo ad innamorarsi di lei. Ingenua ma non troppo, ardente con la purezza di una che ancora "non ha provato", ambigua per vocazione, proprio giusta sia nella recitazione che nel canto. Alessandro Di Giulio è un Altissimo Prelato dal taglio partenopeo, una sorta di esilarante Cardinale Pepe che redarguisce le confusionarie suore di clausura intorno al Papa ma con un grammelot napoletano – felice intuizione e omaggio dell'attuale regia al Maestro Gigi Proietti – a sottolineare l'incomunicabilità di certo clero.

E senza dimenticare la Voce di Lassù che è ancora quella del caro Enzo Garinei, che strappa sempre applausi a scena aperta.

Un plauso a Lele Moreschi e Francesca Grossi che hanno ricostruito l'iconico look dato da Giulio Coltellacci a questo spettacolo, esaltato stavolta dal poetico e delicato disegno luci di Emanuele Agliati, che ha restituito a questa commedia musicale quella soave raffinatezza fiabesca, omaggiando le luci originali degli Ani '70 di Giancarlo Bottone ma con il dovuto tocco di fresca modernità. Tutti cantano dal vivo grazie alla solida ed impeccabile direzione musicale del Maestro Maurizio Abeni. Last but not least, l'assistente regia della preziosa e imprescindibile Manuela Scravaglieri.

Mi preme citare uno ad uno coloro che danno vita alle esuberanti coreografie di Gino Landi. La nostra dance captain Vincenza Brini e poi Chiara Albi, Simone Baieri, Giuseppe Bencivenga, Nico Buratta, Giùditta Cosentino, Francesco De Simone, Anna Di Matteo, Matteo Faieta, Marta Giampaolino, Stefano Martoriello, Eleonora Peluso, Annamaria Russo, Rocco Stifani, Ylenia Tocco e Martina Lunghi che in alcune repliche interpreterà Ortensia.

E quando la famosa colomba bianca, epifania divina, dà al finale un tocco di intramontata poesia, il cuore si riempie, oggi come ieri, di ottimismo. E si torna a casa portandosi via un poco di gioia, di fiducia. Un po' di speranza nonostante tutto.

Applauso, prego! (cit.)

Alessandro Caria

MuTeVoLi © Tutti i diritti riservati 2023
Creato con Webnode Cookies
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia