I tempi e i modi dell'amore nel "Capitolo due" di Neil Simon

23.11.2024

di Sonia Bisceglia

Il celebre commediografo americano Neil Simon ha fatto del numero due la chiave del suo successo: Felix e Oscar de La strana coppia (da non perdere nella nuova interpretazione di Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia) sono il duo comico per eccellenza, prototipi per tanti testi teatrali a venire, ma quando non sono amici/nemici (come non citare anche "I ragazzi irresistibili", anch'esso in scena questa stagione?) sono gli amanti, sposi, innamorati di tanti altri titoli, da "A piedi nudi nel parco" a "Appuntamento al Plaza", da "Promesse promesse" a "Stanno suonando la nostra canzone".

Il numero torna anche nel titolo di "Capitolo Due", ma non ci si riferisce a una coppia bensì a una nuova fase della vita, di Simon stesso, che dopo la morte della moglie si dedica a una scrittura più introspettiva e malinconica, come dei quattro personaggi intorno a cui ruota la commedia.

Lo spettacolo, riportato in scena dal Teatro Metastasio di Prato e andato in scena per lo Stabile di Torino al Teatro Gobetti, non rinuncia mai alla risata e la fa scaturire con riferimenti anche autobiografici in ogni riflessione sull'amore, sui suoi diversi tempi e i suoi diversi modi: anche George (un misurato e credibile Aldo Ottobrino) è uno scrittore rimasto da poco vedovo, reduce da un viaggio in Italia che non è servito a restituirgli la serenità ("l'Europa è in crisi: ma per vivere una vita di merda va benissimo anche New York").

Riuscirà con fatica a sbloccare la propria crisi personale e creativa grazie all'incontro con Jennie, attrice segnata dalle ferite del fallimento del suo matrimonio. All'inizio vivono sospesi ciascuno nel vuoto lasciato dai loro rispettivi amori perduti, in uno stato di freeze emotivo che non lascia entrare niente nessuno, impossibile da 'sbrinare'. Poi si aiutano a vicenda travolti dalla nuova passione che li obbliga ad abbandonare la confort zone dei propri rimpianti.

La recitazione rigida e laconica imposta dalla regia di Massimiliano Civica descrive perfettamente la fredda, rigida corazza che li avvolge e serve in modo mirabile le battute, caustiche e ciniche.

Mirabile come l'autore immagina l'incontro tra i due protagonisti, un po' per coincidenza un po' con la complicità del fratello Leo e dell'amica Faye che spingono per farli incontrare e riconoscono in loro un'affinità potenziale, finendo loro stessi in una (in)evitabile avventura extra-coniugale ("a cosa pensi che servano le pause pranzo") visto che sono essi stessi alle prese con relazioni infelici.

Tutti sembrano insomma essere finiti in un loop di meccanismi dove le vicende, le storie si ripetono, e uno di loro ammette "se ciò accade ci dev'essere una lezione da imparare, ma non ho ancora capito qual è".

Perché Leo e Faye, se sembrano incapaci di pilotare la propria vita, riescono a spingere gli altri a buttarsi, a suon di slanci di fiducia 'serendipica' a fare tentativi verso la felicità, per poi frenarli quando secondo loro "corrono troppo" nonostante abbiano capito nei panni di cupidi di averci azzeccato più di quanto immaginavano

Il "capitolo 2" comincia quindi a suon di battute umoristiche in un meccanismo veloce, dirompente, sfiorando il surreale con dialoghi buffi, serrati e brillanti e a tratti profondi. A dimostrazione che la leggerezza è legata alla pesantezza della vita, e la risata è l'altra faccia del dolore: a volte basta girare bene la moneta per restare in equilibrio.

Ed ecco che la gioia per questa rinascita non cancella mai e mai escluderà la memoria del passato e il dolore, che a tratti ritornano in un'altalena che li scaraventa su e giù, tra discese ardite e risalite proprio come in quel mare cantato da Battisti, che niente può arginare, figuriamoci uno scoglio.

Toccherà a Jennie, e a un suo sublime, intenso monologo (in cui Maria Vittoria Argenti fornisce l'apice della sua convincente prova di attrice), scongiurare un estremo ripiegarsi di George sul proprio insanabile lutto, e richiamarlo a un lieto fine di consapevolezza e di voglia di futuro.

Sonia Bisceglia

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