Cronache dalla catastrofe possibile

12.02.2024

di Franco Travaglio

Carrozzeria Orfeo continua il suo percorso di scandaglio e indagine sulla contemporaneità: dopo Miracoli Metropolitani, in cui la distopia futura ci portava in una città allagata da fogne fuori controllo e gli uomini costretti alla reclusione, con Salveremo il mondo prima dell'alba sposta l'obiettivo sulla classe dirigente di un mondo sull'orlo della catastrofe nucleare, il famoso 1% che detiene i 2/3 della ricchezza mondiale, quelli che dopo il disastro sono pronti a filarsela con scialuppe spaziali di salvataggio. Nonostante il titolo la diagnosi finale di questa analisi è che no, non ci salveremo affatto. Perché questa élite, invece di rappresentare il meglio dell'umanità me incarna, con tinte parossistiche, i vizi peggiori, le fobie più distruttive, le dipendenze malate che condannano a morte la terra. C'è il manager spietato e malato terminale, che vive la sua storia d'amore omosessuale ma impedisce la relazione della figlia con un albanese, scatenando senza volerlo un conflitto mondiale, c'è la star sull'orlo del suicidio, c'è l'imprenditore high-tech sadico. E poi c'è l'assistente/sguattero indiano con la passione per le stelle, l'unico personaggio positivo: l'unico che mantenendo saldo il rapporto con la terra e con una cultura antica, dai sani principi e dal buon senso. A lui sarà demandato il compito di ripopolare la terra, novello Adamo di una nuova umanità.

Tutti, all'inizio dello show visto alle Fonderie Limone di Moncalieri per la stagione dello Stabile di Torino, vengono rinchiusi in una stazione orbitante per superare le dipendenze grazie alle cure di un simpatico terapista/animatore con un drammatico segreto nel passato. Vengono a fatica staccati i cellulari, si tenta di recuperare i rapporti umani e la sensibilità perduta ma la grettezza, la stupidità, l'odio infantile da social sono ormai più potenti di noi. Di questa stupidità naturale, più che della intelligenza artificiale, dovremmo avere paura perché la fine non verrà per il freddo calcolo di un novello Hitler, ma per un banale effetto-farfalla, l'enorme valanga causata da un piccolo egoismo. Siamo tutti responsabili della catastrofe: "se pisci nel lavandino non puoi lamentarti se poi non sai dove lavarti le mani": tutti potremmo fare la differenza nella lotta ai cambiamenti climatici ma siamo troppo stupidi e meschini per solo pensarci.

La drammaturgia di Gabriele Di Luca, anche regista a sei mani con Massimiliano Setti (anche compositore delle musiche si scena) e Alessandro Tedeschi, si avvale di una compagnia affiatata e intensa: Sebastiano Bronzato, Alice Giroldini, Sergio Romano, Roberto Serpi, Massimiliano Setti, Ivan Zerbinati, della scenografia di Lucio Diana, dei costumi di Stefania Cempini e delle creazioni video di Igor Biddau.

Apprezzabile la sfida, pienamente riuscita, di creare una drammaturgia contemporanea nel senso più calzante, ovvero specchio dell'oggi e riflesso di come potrebbe essere il domani se non ci si sveglia dal torpore in cui le nuove tecnologie, che potrebbero davvero salvarci la vita, ci immergono se non iniziamo a usarle invece di essere da loro usate.

Franco Travaglio

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