Diari d'amore: Nanni Moretti porta a teatro la satira del perbenismo
14.11.2023
Il debutto nella regia teatrale per Nanni Moretti arriva
piuttosto tardi, generando una discreta sospensione dell'attesa, interesse
mediatico e un'aura da "grande evento della stagione" (il titolo inaugurava il
cartellone dello Stabile di Torino) che non ha affatto compromesso il successo
e un risultato all'altezza della sfida.
Per il debutto sul palcoscenico, quello prestigioso del
Carignano, il regista di "Palombella Rossa" sceglie due testi brevi di Natalia
Ginzburg. La stessa autrice era stata al centro di un altro suo evento live: al
Salone del libro aveva letto, complice la 'musa' Margherita Buy, alcuni brani
da "Caro Michele" e "Lessico Famigliare".
La famiglia è argomento trattato anche nei Diari d'amore,
una famiglia che ha però perso l'innocenza e le nostalgiche consuetudini del
celebre romanzo, squassata da tradimenti, egoismi e un maschilismo patriarcale
che vede la donna soccombere sotto il peso del perbenismo borghese.
Nel primo atto unico, Dialogo, marito e moglie alle prese
con il disfacimento del loro rapporto. Il distacco è comunicato in un ormai sterile talamo
ridotto a anticamera dell'addio. Tra reticenze e rimorsi, un pizzico di autoironia e tutta
la paccottiglia di battute e pettegolezzi piccolo borghesi, la commedia scivola lentamente nel dramma.
Più crudele e politicamente scorretto il secondo, Fragola e
Panna, in cui una giovane lascia il tetto coniugale sulla scia delle lusinghe
di un cinico uomo maturo che in realtà l'ha solo usata e ora se ne vuole
liberare mal sopportando le sue attenzioni.
Moretti fa sue le istanze della scrittrice e i testi
assecondano una certa ironia morettiana che ci ha abituati a ridere dei nostri
tic, ci ha insegnato a scherzare sulle nostre piccole grandi miserie.
In scena un cast discontinuo ma che dipinge un bell'affresco
di interni: su tutti giganteggia e gigioneggia un ispirato Valerio Binasco,
affiancato dalla brava Alessia Giuliani nel primo quadro e da Arianna Pozzoli,
Daria Deflorian, Alessia Giuliani e Giorgia Senesi nel secondo.
Coadiuvato dalle scene di Sergio Tramonti, le luci di
Pasquale Mari e i costumi di Silvia Segoloni, Moretti imbastisce una regia molto
rispettosa, quasi facesse compiere un passo indietro al proprio ego, spesso
troppo presente nei lavori cinematografici, per mettere in primo piano il testo
e gli attori. Lasciati liberi di esprimersi e trovare il proprio ritmo gli interpreti sembrano a proprio agio con questa scelta, che però inevitabilmente funziona appieno solo con chi può vantare grande esperienza, rivelandosi peraltro rischiosa per
i più giovani ancora privi degli strumenti per dare appieno la propria impronta al personaggio. Proprio
per questo motivo il primo quadro surclassa il secondo per qualità, credibilità
e impatto generale.
E' comunque una bellissima notizia quando i protagonisti del grande
schermo (la scorsa stagione era toccato a Ferzan Özpetek dare il proprio
contributo portando nella stessa prestigiosa cornice il suo "Mine Vaganti") animare le stagioni teatrali: la contaminazione non può che far bene a entrambi
le arti, cronicamente in crisi ma capaci di colpi d'ala come questi graffianti Diari
D'Amore.
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