Grease

26.02.2024

di Alessandro Caria

Cosa dire ancora di GREASE che ancora non sia stato detto? Forse che se non ti piace l'idea di unirti a fine spettacolo a un intero pubblico in piedi imitando con il braccio le movenze della coreografia di "Greased Lightning" – braccio da sinistra a destra orizzontalmente e poi su e giù verticalmente – nel "Grease Megamix" (o non sai cos'è il "Grease Megamix"), questo musical probabilmente non fa per te!

GREASE è un esercizio di nostalgia. Ma il pubblico che vedrà questa edizione si troverà davanti a un triplo colpo di nostalgia: per l'America degli anni '50 sposata dal Musical di Broadway del 1972, per il film del 1978 con John Travolta e Olivia Newton-John, e per quel revival dai colori primari e dai bordi neon che trionfò in Italia nel 1997. Ma potrebbero anche avere una piccola sorpresa: l'incredibile ed esplosivo Cast messo su da Compagnia della Rancia, molti elementi dei quali ho visto crescere qui a Bologna mentre studiavano presso la BSMT diretta da Shawna Farrell che quest'anno festeggia i 30 anni di attività, e che non erano ancora nati quando Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia inaugurarono la greasemania.

E quindi tante lodi a ogni singolo performer di questo Cast, raramente tutti i numeri musicali sono stati cantati meglio di quanto lo siano qui (merito anche del brillante lavoro di Gianluca Sticotti). Le voci – solisti e coro – sono uniformemente magnifiche e sono esaltate dagli arrangiamenti musicali incisivi ed emozionanti di Riccardo Di Paola.

Ma individualmente, l'interpretazione di spicco dello spettacolo è quella di Eleonora Buccarini, dalla voce straordinaria e ugualmente impeccabile nel ballo e nella recitazione (è nata una stella?), nel ruolo di Sandy, che risulta molto meno scialba dell'iconico ruolo immortalato nel film da Olivia Newton-John. La Sandy della Buccarini è fresca e moderna, sicuramente "una brava ragazza", ma ha un nucleo morale solido, con una giusta disapprovazione per le buffonate dei suoi nuovi compagni di scuola. E quando alla fine si mette in ghingheri, il risultato è molto diverso: lo fa con uno sguardo ironico e con il chiaro scopo di dimostrare a Danny che è possibile cambiare se stessi. Sta cercando di dargli il buon esempio, non di affascinarlo (anche se ci riesce perfettamente!) ed è inutile dire che ferma letteralmente lo spettacolo con "Hopelessness Devoted To You".

Il Danny di Tommaso Pieropan è un intrigante mix di arrogante spavalderia e occasionale imbarazzo infantile, del tutto convincente nel ruolo di un adolescente priapico disorientato dai suoi sentimenti, in definitiva un cucciolo sovreccitato che finge di essere un cane lupo.

L'altro leader della banda interpretato da Valerio Angeli, Kenickie, è una presenza elettrizzante e inquietante, più atletico e più sinistro rispetto ai suoi predecessori nel ruolo.

Last but not least la sensazionale ed eccellente Arianna Bertelli, nel ruolo della carismatica e fragile Rizzo, leader della "girl gang" delle Pink Ladies: ha mordente, presenza e, in definitiva, profondità – trova colori ricchi e reali di vulnerabilità e odio per le sue debolezze sotto tutta la sfacciataggine e la promiscuità, è quasi impossibile distogliere lo sguardo da lei. Il suo affascinante numero/grido d'angoscia "There Are Worse Things I Could Do", unico momento dove lo spettacolo diventa sfrontatamente reale, è da brividi e la sua performance è un vero e proprio knockout!

Ci tengo anche a ricordare il divertentissimo Sonny siculo di un esilarante Giuseppe Brancato, la sexy e acrobatica Marty di Federica Laganà dai tempi comici perfetti e la tenera Patty di Valentina Pini.

Lo spettacolo è sempre in rapido movimento grazie alla consolidata, serrata e dinamica regia di Saverio Marconi, sempre coadiuvato da Mauro Simone, che costituisce un argomento convincente per gli elementi più grintosi dello script di Jacobs e Casey. Le coreografie aggiornate di Gillian Bruce sono favolose: più incentrate sui personaggi rispetto al suo lavoro nel revival precedente: anche quando esplodono sul palco con un abbandono rigorosamente addestrato, la compagnia sembra e si muove come persone reali piuttosto che come ballerini; i numeri di danza sono dinamici e creativi e il cast riempie il palco con gambe e braccia vorticose ed energia prodigiosa.

La trasformazione di Sandy potrebbe essere il momento più iconico di GREASE, ma il cambiamento non è proprio l'obiettivo di questo "nostro" spettacolo italico: il suo mondo fatto di sessismo poco edificante, innumerevoli spinte pelviche e un'eroina che acquista valore solo quando indossa pantaloni di pelle attillati non viene ancora reinventato per il XXI secolo. Saremo pronti a questo passo per la prossima edizione? Vista la forza e l'intramontabile e costante successo di questo titolo, forse abbiamo la forza anche noi di affrontare un'edizione di GREASE che faccia ritorno all'edizione teatrale originale di inizio Anni '70, un po' più oscura ma ancora attualissima dove era più evidente e consapevole che la brillante e spensierata esuberanza del liceo stia per estinguersi per sempre mentre questi giovani della classe operaia si dirigono verso un mondo adulto duro e incerto. Se c'è un tema, è la disperazione di questi ragazzi duri della parte sbagliata di Chicago di apparire invulnerabili. L'atteggiamento protettivo, la sicurezza nella cricca. Per quanto questo spettacolo sia basato sulla caricatura, c'è ancora del vero in questo.

Alessandro Caria

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