BOLOGNA, febbraio 2024 – Per molto tempo ho pensato, sbagliando, che quel
miscuglio di battute e di sentimentalismo spinto delle commedie di Neil Simon
fosse qualcosa di molto americano e un po' distante da noi. Ora, nel giro di un
paio di settimane, ho visto due sue commedie che hanno scaldato il mio cuore
che a volte fa i capricci e mi hanno fatto uscire nella notte con un sorriso
ebete sul volto.
La prima è stata LA STRANA COPPIA, in una bella produzione diretta ed
interpretata da Gianluca Guidi con Giampiero Ingrassia. Ora è seguito da questo
meraviglioso revival di I RAGAZZI IRRESISTIBILI, che arriva al Duse di Bologna con
un duo di super assi davvero "irresistibili", quasi mostruosi, sulle nostre scene, la grandiosa e generosa
«vecchia guardia» di Umberto Orsini e Franco Branciaroli, che il dio del Teatro
ce li conservi!
Il testo di Neil Simon è normalmente quanto ingiustamente relegato (per
pigrizia o ignavia da parte della critica) nel reparto "divertimento"
del teatro, mentre l'autore americano dimostra qui, ancora dopo tanti anni, una
capacità quasi diabolica nel divertire il pubblico ponendo questioni non
secondarie sui rapporti tra le persone.
I numeri che i due amici/nemici si fanno uno contro l'altro, in una
impossibile gara a chi dei due sia più furbo, tracciano un percorso infinito nelle
capacità, nei valori e nei sentimenti umani, certo non solo dei personaggi in
scena, un ex duo di vaudeville di lunga data che si riunisce per un ultimo
sussulto. Ma ciò che rende la commedia profondamente toccante oltre che
divertente è la comprensione di Simon dell'ostinazione, dell'infantilismo e
della negligenza professionale che spesso sono inseparabili dalla vecchiaia.
Anche questa commedia, come LA STRANA COPPIA, parla di due uomini in una
relazione quasi matrimoniale incancrenita. Willie Clark (Branciaroli) e Al
Lewis (Orsini), ex duo di vaudeville che furono una coppia da prima pagina per
oltre quarant'anni, ricevono la proposta di riprendere, per un grande varietà
televisivo, una scena da una loro antica e comune interpretazione. Ma quella scena
che aveva dato a entrambi un successo oceanico, ha segnato anche la fine della
loro carriera comune, per una sorta di "sgarbo" che una volta uno dei
due avrebbe sentito perpetrato dall'altro contro di sé. Come del resto nelle
storie non rare che si sentono raccontare nel mondo dello spettacolo…
Willie è un vecchio rancoroso che detesta il suo ex partner a causa della
sua decisione di abbandonare l'attività, vive ormai quasi perennemente
rintanato in una piccola e fatiscente suite di un hotel con la carta da parati
scrostata (sapientemente ricostruita da Maurizio Balò), controlla Variety per
le ultime morti nel mondo dello spettacolo e si lamenta con il suo nipote Ben
che gli fa pure da agente (Flavio Francucci). Al, invece, è un'anima gentile
che vive con la figlia nel New Jersey e si chiede perché dovrebbe ripetere una
vecchia routine con il vendicativo Willie.
A causa della sua formazione iniziale nella commedia televisiva di Sid
Caesar, Neil Simon è spesso considerato un autore di gag, ma ciò che lo rende
così divertente è che le sue battute nascono dal personaggio. A un certo punto
il nipote-agente di Willie, che fa visita settimanalmente al truculento zio
nella sua stanza d'albergo, si lamenta: "Ho sempre dolori al petto il
mercoledì". La risposta secca di Willie, "Allora vieni il
martedì", cattura la determinazione del comico veterano ad avere l'ultima
parola. Ma se da un lato Simon riesce a strappare un numero straordinario di
risate dal confronto tra i comici che bisticciano, dall'altro fa capire che la
vecchiaia non è uno scherzo. Willie e Al possono anche essere personaggi da
vaudeville, ma, nelle loro discussioni e nel loro mix di dipendenza e aperta
ostilità, assomigliano a molte coppie di anziani che lottano contro la paura
della morte.
Il sentimentalismo è ampiamente tenuto a bada, anche quando il personaggio
di Branciaroli viene colpito da un infarto, mentre la ricostruzione del loro
numero più famoso per lo show televisivo, in cui Branciaroli interpreta un
medico arrapato che si contorce di desiderio per la sua procace e svampita
infermiera (Emanuela Saccardi) e Orsini un ispettore delle tasse confuso con
una terribile parrucca, vale da sola il prezzo del biglietto. La vista dei
tentativi ansimanti e occhialuti di Branciaroli di guardare meglio sotto la
gonna della sua infermiera è una bellezza e una gioia per sempre.
Massimo Popolizio dirige una produzione
perfetta che cattura magnificamente i fugaci momenti di tenerezza della
commedia senza mai scadere nel melenso. I ruoli secondari sono tutti
interpretati in modo eccellente, lasciando che le luci della ribalta ricadano
giustamente su Branciaroli e Orsini.
La sua regia tratta la commedia come uno studio dei personaggi piuttosto
che come una meccanica festa di gag e offre due interpretazioni brillanti.
Il Willie di Branciaroli è uno straordinario mix tra il vecchio
professionista dal carattere duro, che spiega perché le parole con la
"z" sono divertenti ("corbezzoli, che capezzoli!" fa
ridere, "accidenti, che seno!" non fa ridere), e il maligno solitario
facendo sentire che la rabbia vulcanica deriva dal suo desiderio di lavorare.
Dal canto suo Orsini, nei panni del suo ex socio, è più mite ma mostra una
determinazione argentea quando si tratta di posizionare con precisione una sedia
e ha lo sguardo di un uomo ferito. Alla fine si comincia a capire perché Willie
dice di Al: "Come attore nessuno poteva toccarlo, come essere umano
nessuno voleva toccarlo".
Esilaranti e astiose sono le loro prove dello sketch del dottore e
dell'agente delle tasse. Con avversità irriducibili e trauma da infarto nello
studio della tv. Ri-assistito in hotel, stavolta da una vera infermiera
diplomata e spietata (Chiara Stoppa), Branciaroli non perde la sua molestia
maliziosa.
Ciò che più colpisce della superba
prova attoriale di Branciaroli nella sua interpretazione è la consapevolezza di
Willie che la sua epoca è finita. Ma l'ultimo incontro con Orsini che gli rende
visita svela una bella e contrastata umanità, e un'istintiva malinconia. La
presenza autunnale di Orsini nella scena finale fornisce uno sfondo efficace
per questa cupa accettazione che brillava negli occhi di Branciaroli come una
lacrima non ancora caduta. Il risultato finale è una commedia ricca di
risonanza che ci ricorda che, sebbene Neil Simon possa essere puro, raramente è
semplice.