I ragazzi irresistibili 

26.02.2024

di Alessandro Caria

BOLOGNA, febbraio 2024 – Per molto tempo ho pensato, sbagliando, che quel miscuglio di battute e di sentimentalismo spinto delle commedie di Neil Simon fosse qualcosa di molto americano e un po' distante da noi. Ora, nel giro di un paio di settimane, ho visto due sue commedie che hanno scaldato il mio cuore che a volte fa i capricci e mi hanno fatto uscire nella notte con un sorriso ebete sul volto.

La prima è stata LA STRANA COPPIA, in una bella produzione diretta ed interpretata da Gianluca Guidi con Giampiero Ingrassia. Ora è seguito da questo meraviglioso revival di I RAGAZZI IRRESISTIBILI, che arriva al Duse di Bologna con un duo di super assi davvero "irresistibili", quasi mostruosi, sulle nostre scene, la grandiosa e generosa «vecchia guardia» di Umberto Orsini e Franco Branciaroli, che il dio del Teatro ce li conservi!

Il testo di Neil Simon è normalmente quanto ingiustamente relegato (per pigrizia o ignavia da parte della critica) nel reparto "divertimento" del teatro, mentre l'autore americano dimostra qui, ancora dopo tanti anni, una capacità quasi diabolica nel divertire il pubblico ponendo questioni non secondarie sui rapporti tra le persone.

I numeri che i due amici/nemici si fanno uno contro l'altro, in una impossibile gara a chi dei due sia più furbo, tracciano un percorso infinito nelle capacità, nei valori e nei sentimenti umani, certo non solo dei personaggi in scena, un ex duo di vaudeville di lunga data che si riunisce per un ultimo sussulto. Ma ciò che rende la commedia profondamente toccante oltre che divertente è la comprensione di Simon dell'ostinazione, dell'infantilismo e della negligenza professionale che spesso sono inseparabili dalla vecchiaia.

Anche questa commedia, come LA STRANA COPPIA, parla di due uomini in una relazione quasi matrimoniale incancrenita. Willie Clark (Branciaroli) e Al Lewis (Orsini), ex duo di vaudeville che furono una coppia da prima pagina per oltre quarant'anni, ricevono la proposta di riprendere, per un grande varietà televisivo, una scena da una loro antica e comune interpretazione. Ma quella scena che aveva dato a entrambi un successo oceanico, ha segnato anche la fine della loro carriera comune, per una sorta di "sgarbo" che una volta uno dei due avrebbe sentito perpetrato dall'altro contro di sé. Come del resto nelle storie non rare che si sentono raccontare nel mondo dello spettacolo…

Willie è un vecchio rancoroso che detesta il suo ex partner a causa della sua decisione di abbandonare l'attività, vive ormai quasi perennemente rintanato in una piccola e fatiscente suite di un hotel con la carta da parati scrostata (sapientemente ricostruita da Maurizio Balò), controlla Variety per le ultime morti nel mondo dello spettacolo e si lamenta con il suo nipote Ben che gli fa pure da agente (Flavio Francucci). Al, invece, è un'anima gentile che vive con la figlia nel New Jersey e si chiede perché dovrebbe ripetere una vecchia routine con il vendicativo Willie.

A causa della sua formazione iniziale nella commedia televisiva di Sid Caesar, Neil Simon è spesso considerato un autore di gag, ma ciò che lo rende così divertente è che le sue battute nascono dal personaggio. A un certo punto il nipote-agente di Willie, che fa visita settimanalmente al truculento zio nella sua stanza d'albergo, si lamenta: "Ho sempre dolori al petto il mercoledì". La risposta secca di Willie, "Allora vieni il martedì", cattura la determinazione del comico veterano ad avere l'ultima parola. Ma se da un lato Simon riesce a strappare un numero straordinario di risate dal confronto tra i comici che bisticciano, dall'altro fa capire che la vecchiaia non è uno scherzo. Willie e Al possono anche essere personaggi da vaudeville, ma, nelle loro discussioni e nel loro mix di dipendenza e aperta ostilità, assomigliano a molte coppie di anziani che lottano contro la paura della morte.

Il sentimentalismo è ampiamente tenuto a bada, anche quando il personaggio di Branciaroli viene colpito da un infarto, mentre la ricostruzione del loro numero più famoso per lo show televisivo, in cui Branciaroli interpreta un medico arrapato che si contorce di desiderio per la sua procace e svampita infermiera (Emanuela Saccardi) e Orsini un ispettore delle tasse confuso con una terribile parrucca, vale da sola il prezzo del biglietto. La vista dei tentativi ansimanti e occhialuti di Branciaroli di guardare meglio sotto la gonna della sua infermiera è una bellezza e una gioia per sempre.

Massimo Popolizio dirige una produzione perfetta che cattura magnificamente i fugaci momenti di tenerezza della commedia senza mai scadere nel melenso. I ruoli secondari sono tutti interpretati in modo eccellente, lasciando che le luci della ribalta ricadano giustamente su Branciaroli e Orsini.

La sua regia tratta la commedia come uno studio dei personaggi piuttosto che come una meccanica festa di gag e offre due interpretazioni brillanti.

Il Willie di Branciaroli è uno straordinario mix tra il vecchio professionista dal carattere duro, che spiega perché le parole con la "z" sono divertenti ("corbezzoli, che capezzoli!" fa ridere, "accidenti, che seno!" non fa ridere), e il maligno solitario facendo sentire che la rabbia vulcanica deriva dal suo desiderio di lavorare. Dal canto suo Orsini, nei panni del suo ex socio, è più mite ma mostra una determinazione argentea quando si tratta di posizionare con precisione una sedia e ha lo sguardo di un uomo ferito. Alla fine si comincia a capire perché Willie dice di Al: "Come attore nessuno poteva toccarlo, come essere umano nessuno voleva toccarlo".

Esilaranti e astiose sono le loro prove dello sketch del dottore e dell'agente delle tasse. Con avversità irriducibili e trauma da infarto nello studio della tv. Ri-assistito in hotel, stavolta da una vera infermiera diplomata e spietata (Chiara Stoppa), Branciaroli non perde la sua molestia maliziosa.

Ciò che più colpisce della superba prova attoriale di Branciaroli nella sua interpretazione è la consapevolezza di Willie che la sua epoca è finita. Ma l'ultimo incontro con Orsini che gli rende visita svela una bella e contrastata umanità, e un'istintiva malinconia. La presenza autunnale di Orsini nella scena finale fornisce uno sfondo efficace per questa cupa accettazione che brillava negli occhi di Branciaroli come una lacrima non ancora caduta. Il risultato finale è una commedia ricca di risonanza che ci ricorda che, sebbene Neil Simon possa essere puro, raramente è semplice.

Alessandro Caria

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