I tanti volti di Caravaggio nella storica mostra a Palazzo Barberini

08.04.2025

di Franco Travaglio

Genio irrequieto, pittore rivoluzionario, personaggio che travalica la storia dell'arte e invade la cultura pop grazie a una biografia avventurosa che lambisce il cinema, la televisione, il teatro (recente il debutto di un musical tutto italiano dedicato alla sua figura, potete leggere qui la nostra recensione a firma di Sonia Bisceglia), Michelangelo Merisi detto il Caravaggio è celebrato in questi giorni a Roma (Gallerie Nazionali di Arte Antica-Palazzo Barberini, fino al 6 luglio) con una mostra unica, di portata storica.

E' dal 21 aprile 1951 infatti, data in cui Roberto Longhi ha dato il via alla riscoperta dell'artista con un'esposizione a Palazzo Reale di Milano, che così tante sue opere non venivano presentate in contemporanea al pubblico, compresi alcuni dipinti appartenenti a collezioni private e quindi finora pressoché impossibili da ammirare.

La portata eccezionale dell'evento, curato da Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi, e Thomas Clement Salomon, è inoltre garantita dalla presenza esclusiva di quadri del Caravaggio, diversamente da molte mostre in cui la visita è corredata da molte opere altrui, maestri, contemporanei e allievi che siano. No, le 23 opere esposte in Caravaggio 2025 sono tutte create dal maestro milanese, e sono tra le più iconiche e nodali nella ricerca e maturazione del suo mirabile percorso artistico.

Il percorso espositivo, lineare, chiaro e omogeneo, permette al visitatore di cogliere nelle opere più stratificazioni, vari sottotesti, facendo scoprire il mondo che converge nei dipinti e di cui essi sono testimoni.

L'UOMO

La vicenda umana di Caravaggio, dotato di temperamento rissoso e sanguigno, è segnata da vari fatti di cronaca che lo vedono protagonista, in particolare l'uccisione di Ranuccio Tomassoni in seguito a una discussione per un fallo nel gioco della pallacorda. Pare che i due fossero anche rivali in amore, entrambi infatuati della modella Fillide Melandroni, il cui volto il Merisi donerà a Maria Maddalena e Giuditta, nelle due opere ad esse dedicate presenti nell'esposizione.

L'assassinio, e il seguente mandato d'arresto del pittore, segna almeno due quadri della mostra: prima di tutto l'Ecce Homo, in cui si tocca con mano il dolore dell'esilio (fu dipinto a Napoli, dove si rifugiò costretto a fuggire da Roma per non essere arrestato) e dalle conseguenze dell'atto violento che l'ha visto protagonista.

La seconda opera che rispecchia lo stato d'animo di questo periodo è il David con la testa di Golia, in cui l'autobiografia sfocia nell'auto-citazione e nell'auto-ritratto. Il Merisi inserisce affibbia spesso il proprio volto ai soggetti che ritrae, siano essi protagonisti assoluti (come ad esempio nello smunto Bacchino malato, uno dei quadri che accoglie tra i visitatori romani) o comparse (come nella grandiosa Cattura di Cristo, anch'essa esposta).

Qui però dona addirittura i propri lineamenti alla testa mozzata del gigante Golia. L'esecuzione pittorica rispecchia in maniera suggestiva e drammatica la difficile situazione dell'artista, tanto che nello sguardo commiserevole di David e nel trattamento angoscioso della testa mozza, ritratta nell'estremo spasmo ma ancora viva, le ultime interpretazioni critiche vedono la pressante supplica di grazia rivolta al Papa che lo aveva bandito.

L'ARTISTA

L'enorme abilità caravaggesca di dipingere con poche pennellate catturando con incredibile realismo l'essenza dei soggetti, che siano umani, animali o nature morte lo porta a rivoluzionare il senso stesso dell'arte pittorica in tutti i campi che frequenta. Non è più una realtà edulcorata, fittizia, idealizzata e piegata ai dettami del potere (religioso o temporale che sia), ma una verità cruda, terribilmente umana, terrena, concreta, in cui il sublime e il ripugnante, il vizio e la virtù convivono impastati l'uno nell'altro.

Lo vediamo anzitutto nella ritrattistica: la perfezione con cui riproduce su tela i volti non si limita a un approccio estetizzante, ma facendoci guardare i soggetti ritratti colti nella loro più disarmante schiettezza ce ne fa cogliere anche le peculiarità, le imperfezioni, le fragilità.

Sorprende per naturalezza il Ritratto di Cavaliere di Malta, ma di grande interesse si rivela anche la possibilità di ammirare, uno accanto all'altro, due Ritratti di Maffeo Barberini, uno dei quali solo di recente attribuzione, la cui differenza qualitativa ci restituisce il percorso di crescita dell'artista alle prese, a distanza di tempo, con il medesimo soggetto.

Ogni volto dipinto, non solo quelli si cui si punta il focus delle scene, vibra per verità e umanità, tanto da aver spesso causato il rifiuto da parte dei committenti. Uno degli esempi principali, tra le opere esposte, è il viso dell'anziana serva nel Giuditta decapita Oloferne, immortalato nella sorpresa che si fa terrore, così come le anziane ancelle della Cena in Emmaus.

La stessa cura per il reale la vediamo nella frutta del Mondafrutto, che sembriamo poter toccare.

I SOGGETTI

Caravaggio dipinge scene agiografiche, bibliche, mitologiche. In questi casi l'approccio narrativo e teatrale ha una tale pregnanza da trasformare i quadri in sequenze cinematografiche ante-litteram, come avviene ne La cattura di Cristo. Citando la bella audio-guida compresa nel biglietto d'ingresso il pittore "decide di restringere l'inquadratura, come un reporter di guerra che va in prima linea a documentare i fatti".

Nel già citato Giuditta decapita Oloferne la contorsione del condottiero babilonese, preso di sorpresa dalla spada dell'eroina, suggerisce il movimento della scena, tanto che non serve l'intervento dell'Intelligenza Artificiale per vedere come prosegue.

Stesso discorso potremmo fare per la partita a carte narrata ne I Bari: guardando il dipinto in senso orario vediamo prima il baro più anziano che rivela le carte, poi l'ingenuo ragazzo vittima del raggiro che gioca la sua mano, e infine il baro più giovane che sfila un sei di fiori nascosto nella cintura.

LA STORIA DEI DIPINTI

Caravaggio, come si diceva, è stato riscoperto solo negli anni '50 del corso secolo, uscendo da un lungo periodo di scarso interesse nei confronti della sua opera. Si rivela quindi molto interessante la storia postuma delle opere del Merisi, alcune dimenticate, altre riconosciute come sue solo recentemente.

Curiosa ad esempio la vicenda del capolavoro Ecce Homo, fino all'Aprile 2021 attribuita a un pittore della cerchia di Jusepe de Ribera, detto lo Spagnoletto. Poi, nel bel mezzo di un'asta, si scoprì invece di avere per le mani un Caravaggio.

Ma la storia dei dipinti antichi vive adesso una fase di rinnovate scoperte, grazie all'uso delle nuove tecnologie, che con l'utilizzo di tecniche radiografiche sono in grado di rivelare parti della pittura rimaneggiate: ad esempio in Cena in Emmaus c'era una finestra che illuminava i volti, mentre in San Giovanni Battista la croce di canne, ora posata a terra, era precedentemente in mano al Santo.

Inoltre studi approfonditi sono riusciti a decifrare particolari molto significativi, come la partitura inserita in Concerto, che gli studiosi hanno fatto risalire a un sonetto di Sannazzaro musicato da Pompeo Stabile e dedicato al mito di Icaro, riferimento che riveste tutta la pittura di un ammonimento morale contro i pericoli degli eccessi.

Tutte queste sfaccettature compongono un grande ritratto di Caravaggio, un artista di cui c'è sicuramente ancora molto da scoprire, ma che ha infuso sé stesso nelle sue opere come pochi altri maestri della pittura ha saputo fare. Chi ne vuole scoprire la disarmante sublime bellezza colga l'occasione imperdibile incontrandolo a Palazzo Barberini.

Per ulteriori informazioni caravaggio2025.barberinicorsini.org 

Franco Travaglio

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