ALLA RICERCA DELL’INFELICITA’ con LabPerm

25.04.2024

di Franco Travaglio

Dopo quasi tent'anni anni di ricerca, il collettivo LabPerm di Domenico Gastaldo affronta il tema dei temi, la ricerca della (in)felicità in una pièce senza dubbio originale, in cui vari linguaggi teatrali si fondono a comporre un insieme mai banale in un lavoro di gruppo tra il didascalico, l'ironico, la finta lezione scientifica e il divertissement analitico.

"Come ci si circonda di nemici? Come ci si procura dolori, risentimenti, tormenti e così via?". Lo spettacolo fornisce risposte a piene mani.

Fonte di ispirazione l'opera "Istruzioni per rendersi infelici" di Paul Watzlawick, che partendo dai suoi studi alla scuola di Pragmatica della Comunicazione Umana a Palo Alto, in California, ci fornisce una serie di episodi di impronta bozzettistica, una sorta di osservazione sociologica al laboratorio col microscopio della quotidianità che va a osservare micro-storie e micro-cosmi all'origine dei disturbi sociali che, poi ingigantiti e elevati a sistema producono la forte conflittualità, privata e pubblica che di questi tempi è sotto gli occhi di tutti.

Una sorta di Agente Provocatrice, incarnazione della complicazione fine a sé stessa, e dell'incattivimento insensato e fine a sé stesso, sprona i personaggi, mai connotati e per questo emblematici di stati d'animo, tic, fobie e intolleranze assortite, a porsi in contrapposizione con l'altro, a pensare male, coltivando pregiudizi, asti, guerre preventive destinati a sedimentarsi e a prevaricare le migliori intenzioni.

Ecco la lite col vicino di casa per il prestito di un tagliaerba, prodromo a una faida tra famiglie destinata a durare in eterno, ecco i bisticci tra marito e moglie, l'orgoglio ferito di lui e l'invidia di lei per l'erba del vicino, ecco i bisticci, gli screzi e i battibecchi con cui ci si rovina volontariamente la vita che potrebbe essere pacifica se solo si avesse fiducia nel prossimo invece di inventarsi guerre preventive che invece di preparare una pace incerta costruiscono una guerra sicura.

A fare da contraltare ai vari sketch, momenti cantati che mettono insieme varie canzoni dal repertorio più vasto, veri e propri standard dell'easy listening, da Oh happy day (che diventa poi Felice dì) a Felicità di Romina e Al Bano per finire con un "Amo" di Fausto Leali che alla fine, quando il protagonista avrà capito la (cattiva) lezione diventerà "Odio".

Uno spettacolo senz'altro godibile, che però non raggiunge profondità analitiche degne di nota, vista l'angustia un po' asfittica della struttura drammaturgica, cristallizzata in quadretti e caratteri senza grande respiro, e spesso penalizzata da una recitazione eccessivamente didascalica. Grande mattatore, autore, regista e drammaturgo Domenico Castaldo che interpreta vari ruoli con versatilità para-cabarettistica e buon dinamismo, affiancato dai bravi Lucrezia Bodinizzo, Marta Laneri e Zi Long Ying.

La tesi sottesa è una prevalenza degli impulsi più auto-distruttivi dell'essere umano, che tra una via dritta e pacifica ne privilegerà sempre una contorta e lastricata di violenza, basta che gli permetta di porsi in conflitto con i suoi simili. In pratica non è il destino che ci impedisce di vivere felici, ma l'infelicità, e quindi la sua pervicace, gretta e dissennata ricerca, fa parte da sempre nel nostro DNA, quindi sotto sotto è da sempre il nostro vero obiettivo. Tanto vale quindi arrendersi e abbandonarsi ad essa invece di idealizzare una utopica, ipocrita e forse disumana, felicità.

Franco Travaglio

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