L’anatra all’arancia

21.02.2024

di Alessandro Caria

BOLOGNA, febbraio 2024 – L'ANATRA ALL'ARANCIA è un grande classico conosciutissimo, uno spettacolo 'cult' del teatro comico, un titolo emblematico di quella drammaturgia che suscita l'ilarità attraverso un uso sapiente e sottile della macchina teatrale, reso famoso in Italia dal film interpretato da due grandi attori, Monica Vitti e Ugo Tognazzi. Ma non tutti sanno che questo testo è nato per il teatro: diverso dalla versione cinematografica che molti ricordano, è stato portato per la prima volta sui palchi italiani da Alberto Lionello e Valeria Valeri. L'ANATRA ALL'ARANCIA è un unicum perché riesce a unire due comicità che normalmente si respingono: quella molto più british di Douglas Home che l'ha concepita negli anni Sessanta e quella francese più calda e vicina alla nostra di Sauvajont che l'ha adattata nel 1973. La commedia anadata in scena con grande esito al Duse di Bologna, fa dei meccanismi perfetti e dei ritmi serrati il suo punto di forza. Gilberto (Emilio Solfrizzi) e Lisa (Carlotta Natoli), una coppia sposata da diversi anni finisce in crisi per colpa del carattere del marito. Quattro i personaggi, che oscillano fra la comicità e la satira, con il classico triangolo marito-moglie-amante di lei cui si aggiunge un'improvvisata amante di lui: un classico feuilleton dove i personaggi si muovono su una scacchiera irta di trabocchetti, abilmente diretti da Claudio Greg Gregori. Più che dal logorio della routine, il loro ménage è messo in crisi dalla personalità di lui, egoista, egocentrico, incline al tradimento e alle bugie, vittima del proprio essere un clown che finisce per stancare chi gli sta intorno. Esasperata la moglie si innamora di un altro, l'opposto del marito, un uomo di animo nobile, gentile e attendibile. Punto sul vivo, Gilberto studia una strategia di contrattacco e organizza un week-end a quattro, in cui Lisa e il suo amante staranno insieme a lui e alla sua attraente segretaria, Patrizia. Sarà un fine settimana di adulterio o di gelosie? Come reagirà Lisa alla presenza di una rivale? L'imprevedibile piano di Gilberto, che al principio sembra a tutti sgangherato, è ricco di imprevisti e colpi di scena che si susseguono fino all'ultimo istante.

La commedia di William Douglas Home e Marc-Gilbert Sauvajon è leggera, brillante, ma di difficile interpretazione attoriale. Richiede senso della misura e sottile gusto per il paradosso senza scadere nella caricatura. In tal senso la Natoli affronta la commedia con classe e grande equilibrio interpretativo, tra l'essere vivace, peperina, con l'aria da innocente furbetta e dai ritmi recitativi serrati e perfetti ma mediati da momenti dai ritmi meno frenetici che sembrano invece coinvolgere Solfrizzi, che fa del suo Gilberto un personaggio eccessivo, affascinante, divertente, simpatico ha tutte le qualità in esubero così come i difetti: è fedifrago, falso, bugiardo. Ma Gilberto non si nasconde dietro un dito anzi, fa dei propri difetti un cavallo di battaglia: ritiene che proprio quei difetti abbiano permesso a un rapporto imperfetto di durare tanti anni. La recitazione di Solfrizzi è impostata su controtempi comici a effetto, le sue battute impostate sul sovvertimento della logica comune ("Lo sanno tutti che mettere le corna è molto più doloroso che farsele mettere") hanno dato allo spettacolo il giusto e appropriato tocco di brio. Ottima la performance di Beatrice Schiaffino nei succinti panni della scatenata segretaria tuttofare, che, forte di un fisico del ruolo perfetto, riesce ad essere simpatica, precisa, varia negli accenti, un mix tra scemenza e genialità, un personaggio 'cechoviano' che, come un sorta di fantasma sexy, si aggira per la casa e si rivelerà il deus ex machina della storia. Senza dimenticare la recitazione compassata del sempre più interdetto amante di Lisa (Ruben Rigillo) e l'esilarante cameriera impicciona addetta ai fornelli per cucinare la famigerata anatra (Antonella Piccolo).

L'ANATRA ALL'ARANCIA è una commedia che afferra immediatamente e trascina il pubblico nel suo vortice di battute sagaci, solo apparentemente casuali, perché tutto è architettato come una partita a scacchi. La trasformazione dei personaggi avviene morbida, grazie a una regia che la modella con cromatismi e movimenti talvolta sinuosi, talvolta repentini, ma sempre nel rispetto di un racconto sofisticato in cui le meschinità dell'animo umano ci servano a sorridere, ma anche a suggerirci il modo di sbarazzarsene. Ciò che muove il meccanismo di questa storia è l'incomprensione, l'egoismo, non la gelosia. Parliamo di una macchina perfetta, di dialoghi d'autore, in cui si scandaglia l'animo umano e le complesse dinamiche di coppia. L'happy ending arriva benefico dopo due ore di spettacolo durante le quali la psicologia maschile e quella femminile permettono al pubblico di identificarsi con i protagonisti. La comicità è una medicina meravigliosa.

Questa commedia ha una profondità e un'intelligenza straordinarie, ha la stessa potenza di CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF? ma, a differenza del testo di Albee, ha una struttura narrativa molto divertente, che aiuta a veicolare concetti profondi con la risata. 

Alessandro Caria

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