MARE FUORI

01.05.2024

di Alessandro Caria

BOLOGNA – Musical tratti da film di successo e da opere teatrali cult ne abbiamo visti tanti, ma che una serie tv italiana sia diventato un musical è un fenomeno singolare se non forse unico. È scoppiata la Mare Fuori- mania. Eccola la serie televisiva, arrivata ormai alla quarta stagione, che ha riscontrato forse il più grande successo degli ultimi anni in Italia, soprattutto tra il pubblico più giovane. E dunque non ci si stupisce davanti ai numeri che sta facendo anche il musical ad essa ispirato, in tour da metà dicembre, che è approdato al Teatro Europauditorium di Bologna per tre date esaurite da tempo e dove si sono dati appuntamento folle di adolescenti di sicuro non avvezzi a frequentare i teatri e scatenati come non mai. E gli autori del musical sapevano bene che il pubblico di riferimento conosceva a memoria la vicenda e veniva a rivivere quelle emozioni e se possibile a vedere sul palco gli attori visti e amati in tv. Per cui la storia ben poco di discosta da quella raccontata nella serie, è raccontata in modo sommario (per cui che non la conosce ci capisce poco) e parte del cast è lo stesso di quello televisivo. La prima scena corale e coreografica, che ci porta nel cuore della Napoli notturna e violenta, viene salutata dal pubblico con un boato da stadio. E a mettere in scena questo lavoro non poteva che essere un napoletano doc, come Alessandro Siani, che ha scritto l'adattamento teatrale con Cristiana Farina, che della serie Mare Fuori è l'ideatrice e sceneggiatrice: ambientato al carcere minorile di Nisida, si racconta in modo profondo e crudo la vita di un gruppo di ragazzi che per motivi differenti si ritrovano all'interno di un istituto penitenziario. Dietro le sbarre, guardando oltre, si affaccia un mare libero e immenso, e la detenzione diventa ancora più dura guardando un futuro per loro momentaneamente negato.

Ma lo spettacolo è una grande occasione mancata, scritto male e diretto peggio. Il copione appare sfibrato, disorganico, per niente armonico. Un prodotto, come detto, fatto ad uso e consumo dei fan della serie tv. Quando fai un adattamento teatrale, a mio avviso, dovresti cercare un altro punto di vista, una chiave di lettura diversa rispetto al successo televisivo (o cinematografico). Il pubblico che non conosce la vicenda dei Ricci VS Di Salvo qui si trova spesso spiazzato e avverte la stanchezza di uno spettacolo che in troppi flash offre, in replay, quadri estrapolati dalla serie-tv. La regia di Siani è sbrigativa e caotica, di debordante enfasi. Decisamente lontana da un musical. E la presenza di alcuni protagonisti della serie tv nel Cast trasforma lo spettacolo in una esaltazione isterica dei fan nei confronti dei loro beniamini. E la reazione del pubblico, simile a quello dei concerti o delle partite, ha sottolineato tutti i momenti clou della storia. Declamano le battute con loro e venerano sbadigli, lacrime, strilli, ritornelli imparati dalla serie vista e rivista più volte e l'entusiasmo diventa un'ovazione quando entra in scena il personaggio di Rosa Ricci, interpretato anche a teatro dalla giovane star Maria Esposito - tra l'altro molto brava – che urla il celebre «I' so' Rosa Ricci e tu chi cazz si p m ricer chell ch'aggia fa?», il teatro esplode manco fosse terminato un numero di tap di Sutton Foster). Un felice apporto "teatrale" lo danno alcuni performer selezionati per completare il Cast, come la brava Sveva Petruzzellis ex allieva della BSMT di Bologna, la più prestigiosa Accademia di Musical italiana che quest'anno festeggia i 30 anni di attività. Non mancano però anche momenti suggestivi, alcuni numeri musicali hanno una certa forza, vedi "Ammore" intonata da Andrea Sannino che ricopre il ruolo dell'educatore Beppe con un buon carisma e che poi guida tutto il Cast in una energica versione di "Sud scaveme 'a fossa" di Pino Daniele; niente male e discretamente evocativa la coreografia dei due protagonisti sullo sfondo del cielo stellato che pare citare il dipinto "Notte stellata" di Van Gogh: questi pochi momenti rompono quell'effetto soporifero dato dai led wall (non li sopporto), costanti e dinamici nel proporre quasi i medesimi ambienti visti in tv. Ma non nascondo che quando tutta la compagnia nel finale canta il famoso inno di speranza "Ce sta 'o mare fore" insieme alle 1.700 persone che affollavano l'EuropAuditorium, il groppo in gola arriva, perchè Nun te preoccupa', guaglio' / Ce sta 'o mare fore, / Aret' 'e sbarre, sott' 'o cielo / Ce sta 'o mare fore…

Alessandro Caria

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