Momenti di (non) trascurabile felicità
di Sonia Bisceglia
Momenti di trascurabile (in)felicità, scritto, diretto e interpretato dall'autore e sceneggiatore Francesco Piccolo con la partecipazione speciale in scena di Pif, è un reading/recital in cui viene passato in rassegna un catalogo irresistibile di piccoli accadimenti quotidiani, tutti apparentemente di nessun significato, ma che, condivisi, acquistano l'incredibile potere di accomunare lettori e spettatori in un'unica risata. Il dono prezioso trasmesso al pubblico del Teatro Concordia di Venaria da questo spettacolo è infatti l'arte di riconoscersi incondizionatamente (con pregi e difetti) attraverso il racconto di tutte quelle volte che… ci è accaduto qualcosa e siamo riusciti a riderne.
I due protagonisti, in piedi di fronte a un leggio per quasi tutto l'atto unico, raccontano a turno, tra le tante chicche, anche "quella volta che ho chiesto il numero 46 di scarpe e la commessa mi ha risposto che non c'era, ma che aveva il 41. E la mia tentazione di prendere il 41". O quello che succede "il giorno in cui sta per scattare l'ora legale o solare", quando "non si capisce mai se questa volta dormiremo un'ora in più o un'ora in meno…". O dell'istinto che ti porta a "girare la testa di lato di scatto quando si balla un latino": in questo frangente Piccolo e la sua più giovane spalla Pif, divertiti anche più del pubblico, accennano perfino alcuni passi di una coreografica salsa, che avremmo volentieri visto durare di più. E poi ancora dal libro leggiamo, emozionandoci, anche di "quelle volte in cui mi sono svegliato in piena notte, e ho guardato chi dorme sempre accanto a me, con la complicità delle ore buie, che rendono sopra le righe tutti i sentimenti e le preoccupazioni, le paure, le angosce e il senso profondo della vita. E mi sono chiesto, intanto che osservavo il torace gonfiarsi e sgonfiarsi in modo regolare: chi è questo essere umano a cui sto concedendo il mio amore, le mie giornate, tutti questi anni e anche il mio futuro? È l'essere speciale che mi sembra di aver intuito, o é un mostro che mi sembra di temere? E poi mi sono girato dall'altra parte e mi sono rimesso a dormire, sollevato."
La genialità dello spettacolo, tratto dall'omonimo best seller, sta infatti nel far emergere attraverso il racconto la capacità quasi sublimante e catartica di cogliere in ogni aspetto della vita (felice o infelice che sia) il risvolto umoristico, la chiave di lettura intelligente, e di presentarla come qualcosa che potenzialmente può fare chiunque…
E proprio quando lo spettacolo sembra essere giunto alla fine, ecco che Pif scende in platea armato di microfono e sorriso: il pubblico viene chiamato in gioco a condividere i propri piccoli momenti di insignificante, ma clamorosamente esilarante, (in)felicità.
Insomma, se pensavi di aver già riso abbastanza, scopri subito che non è ancora finita, anzi, da quel momento inizia proprio a succedere di tutto, a dimostrazione del fatto che la vita reale stupisce e supera sempre di gran lunga qualsiasi forma di scrittura e messa in scena. E che l'arte, in questo caso la comicità, la capacità di raccontare è anche una questione di "orecchio" qualcosa che va semplicemente allenato, anche solo per pochi minuti, e che non è in realtà destinato a pochi eletti ma a tutti coloro che sono disposti a guardare al proprio quotidiano come a una miniera di spunti tutt'altro che trascurabili, e di cui non si butta via niente.