SALONEIDE 2024

23.05.2024

di Franco Travaglio

PROLOGO

Pronti.. partenza.. Salto!

Un vago sentore da "ritorno a casa". Una casa caotica, pleonastica, turgida. Eppure un tale agglomerato di cultura, eventi, marketing editoriale, costume, colore, folklore e varia umanità si respira solo qui. Per questo noi torinesi abbiamo subito svariati tentativi di scippo. L'ultimo era quasi andato in porto, grazie all'amministrazione Fassino che avea in pratica deciso che avrebbe traslocato a Milano. Il meccanismo ormai avviato si è inceppato per il classico imprevedibile granello di sabbia quando la città ha insediato a Palazzo Civico Chiara Appendino che non si è arresa e ha guidato, con a fianco la Regione di Chiamparino, la reconquista e poi la riscossa. Il salone parallelo meneghino che invece di dissanguarci viene vampirizzato e una serie di edizioni da record. Al timone Nicola Lagioia, capace di creare un circolo virtuoso di cui ancora oggi l'evento gode. Se anche quest'anno si possono sciorinare numeri da record si sa chi si deve ringraziare. 

GIORNO 1 – GIOVEDI' 9 MAGGIO 2024

GIACOMO PORETTI E BRUNO GAMBAROTTA

Sono un po' in ritardo e il ricco carnet degli eventi di oggi mi pone la prima scelta. Per la incomprensibile scelta di non permettere le prenotazioni all'evento di Alessandro Orsini, e la conseguente interminabile coda che dovrei affrontare scelgo l'evento concomitante (e prenotato) con Giacomo Poretti e Bruno Gambarotta. E devo dire che non me ne pento. Due brillantissimi intrattenitori ci parlano dell'ultimo libro della terza gamba del trio con Aldo e Giovanni e scopro che, come spesso accade, chi sa scrivere la comicità spesso sa scrivere, punto. Un libro di racconti con spunti intriganti, ai confini della realtà. Mi appassiono all'idea di un dialogo dissacrante e paradossale con Dio, che mette il dito nella piaga delle tante contraddizioni che la teologia non sa sanare. Sintetizzerà questo concetto tra qualche giorno, sempre qui al Salone, Eric Emmanuel Echmitt: "Io non so se Dio esiste, ma credo di sì". La ragione e la fede viaggiano su piani paralleli che non si incontrano.

D'altro canto Bruno e Giacomo fanno ridere, e tanto, con ritmi, figure, autoironie, senza tralasciare frecciatine sull'attualità:

GIACOMO Fa freddo, ho dovuto rubare una giacca.

BRUNO Hai fatto come Fassino?

GIACOMO No, la sua giacca mi è lunga di maniche.

Risate. Sipario.

ROBERTO VECCHIONI

Non ero riuscito a prenotare, mi dirigo con una buona dose di scetticismo (sempre all'insegna del dualismo fede/ragione) alla Sala Oro dell'Oval. Stranamente riesco a entrare tra gli ultimissimi, risparmiandomi pure la lunga coda, e trovo pure posto.

Vecchioni è un po' il nume tutelare di questa edizione: Sogna Ragazzo Sogna in duetto con Alfa sta spopolando più degli inediti (pochi lo sanno ma l'album omonimo usciva esattamente 25 anni fa in questi giorni), e viene spesso diffuso nella zona food, si sentono spesso cantanti improvvisati che riscoprono le sue canzoni meno note negli spazi dedicati dal salone ai giovani artisti, e anche questa presentazione della sua ultima fatica letteraria "Tra il silenzio e il tuono" stuzzica la sua piacioneria. Si tratta di uno scambio epistolare immaginario tra un nonno e un nipote, che in realtà sono sempre Vecchioni. Un filo autoreferenziale ma mi piacerebbe leggerlo. Gli estratti sono appetitosi.

Ovazioni a scena aperta ed emozioni condivise. Perché Vecchioni usa la sua tripla minaccia di cantautore-insegnante-intellettuale per infuocare le platee, e ci riesce benissimo. Saccheggia più volte la sua vittoria sanremese "Chiamami ancora amore": oltre al titolo del romanzo c'è anche "questa maledetta notte/Dovrà pur finire". Basta giustapporre l'avverbio "politicamente" per colmare di significato, e speranze, il messaggio.

Applausi. Bis!

GINO PAOLI

Bastava controllare chi organizzava l'incontro – la Regione Liguria – per capire dove si andava a parare, ma sono fan di Gino, e incautamente avevo prenotato. I reporter e i fotografi si assiepano, forse per chiedere impressioni sulle immacolate gesta del governatore Toti, il pubblico si fa sentire, parte l'incontro. Bastano poche battute e la moderatrice, invece di glissare per decenza su aspetti politici ed elettorali, sfida il senso di vergogna non perdendo occasione per citare l'unico passo del libro, autobiografico, di Paoli in cui si lancia in un'invettiva, non contro il centrodestra che sta trasformando la Liguria nella Scuola Normale di Corruzione, nemmeno contro il centrosinistra che non è ma hai i stata da meno, ma contro il Movimento 5 Stelle dell'"amico" Grillo (pensate se gli era nemico), che viene liquidato contro ogni decenza come una specie di rovina dell'Italia. Mi alzo e me ne vado, non posso associare a queste bassezze elettorali a senso unico uno dei più grandi poeti della musica italiana.

Una prece.

E fu sera e fu mattino, primo giorno.

GIORNO 2 – VENERDI' 10 MAGGIO 2024

GREG

A dimostrare che i comici mantengono uno sguardo più lucido sulla realtà ecco l'incontro con Claudio Gregori, in versione scrittore solista senza Lillo. Tutto nasce da un regalo della moglie, e solo un genio poteva trasformare quelle presine in una serie di personaggi da crepapelle prima in una web serie autoprodotta e girata col telefonino (non sapevo nemmeno se i pupazzi erano nell'inquadratura, a volte il cellulare scivolava all'indietro, a volte il gatto si metteva davanti all'obiettivo e dovevo rifare tutto.. solo quando ho coinvolto Lillo abbiamo fatto le cose più in grande) e poi in un'opera letteraria. "Il mio nome è Sorciosecco" non è un libro per bambini ma utilizza i personaggi già pupazzi per narrare vizi, tic, amori, fallimenti del tutto adulti. I protagonisti sono veri criminali, estorsori, rapinatori, nulla è disneyano o edulcorato. Risultato: risate e emozioni, specie quando Greg legge, ricreando tutti i personaggi con mille voci, infinite sfumature del vernacolo romanesco, dal più antico al più moderno fino al contemporaneo dei giovani di oggi.

Anvedi!!

ROBY FACCHINETTI

Se ti cantano "Non restare chiuso qui.." come non rispondere "…pensiero"? Il componente più carismatico e dalla vena melodica più riconoscibile e orecchiabile, Roby 'Camillo' Facchinetti (diceva alla mamma, sconsolato "Camillo? Perché questo nome?" per poi cambiarselo alla prima occasione) ha fatto il test ovunque, dalla Grande muraglia fino al cesso dell'autogrill, e la risposta è sempre arrivata puntuale. Forse l'incontro con l'aspettativa più bassa, per lo stigma di leggerezza kitsch che ha sempre accompagnato la sterminata avventura di successo dei Pooh, si rivela di grande interesse nel riepilogare l'avventura irripetibile del quartetto del pop italico. Ma che c'è di kitsch nel raccontare in modo egregio storie, spaccati di vita, piccoli film in musica ("Ci penserò domani" è un corto girato usando lo spartito come telecamera), micro-musical ("Città proibita" 5 minuti di dramma in musica sulla tragedia di Tien An Men)? Ah, lo stupido pregiudizio che bolla la leggerezza come inutilità. Ma Roby non ci sta e, superati gli 80 ha l'energia di un ragazzino. Sprona a sognare, a tutte le età, a guardare al futuro come se si avessero sempre 30/40 anni di fronte, e la cosa più incredibile è che non fa sembrare tutti questi concetti banali frasette da bacio perugina, ma gli credi. Anche perché, dice, ha appena finito il missaggio della sua ultima fatica rock-sinfonica: Parsifal. "Sarà il testamento mio e di Stefano (D'Orazio), e non c'è regalo migliore che potessi fare alla mia carriera". "Che spettacolo che è la vita!" non è solo il titolo del suo libro, ma il mantra di un'esistenza spesa per accontentare il proprio gusto e quello di maree di fan.

Chi fermerà la musica?

ENRICO RUGGERI

Invecchiato e un po' incattivito, ecco apparire il mitico Rrouge con l'altrettanto mitica Marinella Venegoni. Anche lui impegnato a presentare un'auto-biografia, parte con la nostalgia canaglia del "una volta fare un album era un'esperienza incredibile", "ho inciso in studi mitici con i più grandi del rock", "oggi chiunque si produce un album a casa". Mancavano solo "non ci sono più le mezze stagioni" e "si sono perduti i sapori di una volta" e poi i luoghi comuni c'erano tutti. Forse quella che si è davvero perduta è l'ispirazione di Ruggeri, il tempo in cui sfornava solo grandi successi per sé e i colleghi. Giura però che continua a scrivere. L'ultimo brano però non se la sente di presentarlo, si intitola "avevamo ragione noi". Ci va tutta la forza persuasiva di Venegoni per estorcergliene il contenuto. Ecco che capiamo tutta la sua ritrosia. Il suo era pudore. Il fiume di parole che segue sembra tratto dal social di un terrapiattista o da una diretta youtube di Red Ronnie. Sul banco degli imputati la gestione della pandemia, che non si sa bene da quale pulpito il rocker definisce una serie di "umiliazioni a cui il popolo italiano è stato sottoposto". Chiede anche al pubblico - senza raccogliere troppa solidarietà - se si ricorda "gli elicotteri che inseguivano le persone che andavano al mare. Non si sa bene che film abbia visto né di quale "altra madre" abbia abusato, ma cercavo giusto una scusa per andarmene perché di lì a pochi minuti scoccava l'orario limite per entrare al mio incontro successivo, quindi approfitto del delirio ruggeriano per allontanarmi. Se due indizi fanno la prova, mettendo insieme l'intemerata di Gino Paoli, si potrebbe sospettare una regia della nuova edizione per non parlare mai di politica a meno che si riesca a parlare male del movimento 5 stelle, ma il complottismo non mi appartiene. Resta comunque il…

Mistero!!

SALMAN RUSHDIE E ROBERTO SAVIANO

Evento blindatissimo, documenti richiesti a tutti all'atto della prenotazione, servizio di sicurezza proporzionato al rischio di attentati che corre il celebre scrittore indo-britannico, ma la mastodontica sala dell'Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto è gremita. Ci si stupisce che Saviano, che con l'autore colpito dalla fatwa islamica per "I versetti satanici" condivide una sorte di minacce, "vita" con la scorta e rapporti problematici col potere, tra le prime cose che fa notare del nuovo romanzo "Coltello" è la sua ironia. Come si fa a cogliere l'aspetto divertente della vita quando si conduce un'esistenza con la perenne spada di Damocle di una condanna a morte, essendo continuo bersaglio di possibili fanatici? Eppure, appena Salman apre bocca capiamo che Roberto ha ragione: l'autore è dotato di uno humour tagliente ma sereno. Forse è questo che l'ha tenuto in vita nonostante tutto. Probabilmente così è riuscito a raccontare, nella sua ultima fatica, la terribile esperienza dell'attentato che l'ha reso cieco da un occhio, quando pensava che la minaccia fosse scemata, quando iniziava a riassaporare la libertà di una vita quasi normale. E alla fine dirige la sua satira anche contro il governo italiano, che così come Indira Ghandi con lui, ha denunciato Saviano, dimostrando che a prendersi terribilmente sul serio sono gli esseri più mediocri, mentre i grandi sorridono di tutto, disgrazie comprese.

Stima!

E fu sera e fu mattino, secondo giorno.

GIORNO 3 – SABATO 11 MAGGIO 2024

MARCO PRESTA E COCHI PONZONI

Complice il nuovo romanzo del co-Coniglio (con Antonello Dose) del mattino radiofonico, abbiamo assistito a una conversazione piacevolissima impreziosita dallo humour di Cochi, uno di quei personaggi che riescono a non essere mai banali. Sarà la complicità dovuta all'essere entrambi metà di una celebre coppia, o della grande stime reciproca, il feeling tra i due è stato tale da mescolare risata, riflessione, ricordo, recensione e auto-ironia. Lo spunto del suddetto romanzo è la vita, che non si decide a concludersi, di un ultra-centotrentenne, che ha venduto pure la casa nuda proprietà a uno sventurato, e produce la protesta di molti attivisti indignati dalla sua longevità. Potremmo vederne un tratto autobiografico: i tanti colleghi che ambiscono allo spazio del Ruggito del Coniglio che Dose e Presta non si decidono (e meno male) a mollare, oppure una metafora dell'Italia, sempre meno un paese per giovani, oppure un inno alla voglia di vivere come diritto, anche per gli anziani. Lo sottolinea Presta: molti diritti vengono giustamente sbandierati da ogni parte, ma il diritto a vivere dignitosamente e attivamente da parte di chi è in là con gli anni ma non si rassegna a mettere i remi in barca è molto trascurato. E su tutto l'importanza della risata: terapeutica, sdrammatizzante, vivificante. In un mondo che si prende troppo sul serio con conseguenza sempre più catastrofico ce n'è sempre più bisogno. Come c'è bisogno di dieci, mille, cento Presta e Ponzoni.

Perché la vita l'è bela!

ALESSANDRO BARBERO

Difficile entrare nel merito dei tanti avvenimenti e personaggi storici toccati dal vulcanico divulgatore torinese nel presentare il Podcast "La lunga notte dell'Impero" realizzato a quattro mani con lo sceneggiatore Davide Savelli e dedicato alla caduta dell'Impero Romano.

Solo poche righe per sottolineare che qualsiasi argomento, anche il più ostico, diventa appassionante se visto con le lenti dell'entusiasmo di chi ne è appassionato e sa tradurlo in termini semplici (ma non semplicistici) e intriganti, usando la retorica una volta non per convincerti a comprare un prodotto o a votare per qualcuno ma per farti entrare in un mondo, farti comprendere qualcosa di chi siamo, e, analizzando il passato, ti fornisce gli strumenti per capire l'oggi e il domani.

Bella storia!

ANTONIO PADELLARO

Il suo libro è uno dei pochi che comprerei subito, perché non è il solito libro di politica scritto da un giornalista. Intanto Padellaro è uno dei pochi fuoriclasse della carta stampata ad aver avuto il coraggio di lasciare la stampa mainstream, in Italia legata a doppio filo al potere economico che grazie al fenomeno degli editori impuri condiziona da sempre la pubblica opinione e quindi la democrazia, e fondare un giornale completamente libero. Ma l'avventura col Fatto Quotidiano è solo la fase finale del suo "Solo la verità lo giuro": vi si trova una miniera di aneddoti che formano la sua avventura biografica, che lo vedono trasformarsi da ragazzotto perdigiorno a travet delle aule parlamentari fino alle prime esperienze importanti (tra queste il reportage sul luogo del delitto Pasolini) che l'hanno poi fatto diventare la firma apprezzata che oggi è.

Una vita per la stampa!

ÉRIC-EMMANUEL SCHMITT

Concludiamo anche oggi con un grandissimo autore straniero. A teatro avevo apprezzato i suoi "Variazioni enigmatiche" e "Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano", entrambi interpretati da Saverio Marconi in due rare incursioni attoriali, mi ero emozionato col piccolo gioiello letterario "Il bambino di Noè", quindi non mi potevo perdere il suo incontro. Qui si parlava della riedizione del suo secondo romanzo, "Il Vangelo secondo Pilato", che risale al 1995. Interessante, e a tratti ardita, la riflessione teologica sulle figure di Pilato e Giuda, che da co-protagonisti si prendono la scena e vengono analizzati con i loro dubbi, vagliando la possibilità che Dio li abbia guidati nelle decisioni di madare a morte e tradire Gesù Cristo, in modo che si potesse mettere in moto il suo destino di resurrezione. Una delle frasi più pregnanti pronunciate da Schmitt recita "io non so se Gesù è risorto, io lo credo", che serve a distribuire su due piani compatibili ma lontani la verità e la fede. Distribuzione che avrebbe evitato tante guerre di religione, perché chi crede di essere nella ragione è destinato a prevaricare chi crede diversamente.

Che cos'è la verità?

E fu sera e fu mattino, terzo giorno.

GIORNO 4 – DOMENICA 12 MAGGIO 2024

Tralascio, per ovvi motivi di conflitti di interesse famigliare, l'incontro, peraltro interessantissimo, di presentazione del libro Israele e i Palestinesi in Poche Parole di Marco Travaglio, e la lezione sul suggestivo tetto del Lingotto del già rimpianto Nicola Lagioia, che per impegni concomitanti non sono riuscito a seguire fino alla fine.

NATANGELO

Siamo abituati a vedere gli autori e di disegnatori satirici come superuomini sadici e cinici pronti a ridere di tutto e di tutti, colpendo con freccie acuminate e intinte nel curaro i tanti bersagli delle loro invettive. Col suo graphic novel "Cenere" Natangelo, apprezzato vignettista del Fatto Quotidiano, ci stupisce raccontando il suo lutto privato legato alla morte della mamma. Dico 'morte' e non 'decesso, perdita, scomparsa', etc. perché lo stesso direttore del Fatto dà atto all'autore di aver affrontato un argomento tabù, che si è abituati a nascondere dietro sinonimi di circostanza pur di non affrontarne direttamente il merito. Ma anche di questa triste vicenda privata, Natangelo riesce a ridere, riesce financo a prendere in giro il padre (a cui fa dire "mi prenoto per Cenere 2") e addirittura la defunta madre ("era una rompiscatole"). Insomma, ci eravamo stupiti del fatto che, forse, avesse un cuore, ma in realtà anche parlando di sé e dei suoi dolori riesce ad essere cinico e urticante, dimostrando ancora una volta la coerenza stilistica e la cattiveria programmatica che purtroppo altrove si sta sempre più stemperando nello stupido perbenismo e nel placido qualunquismo.

Non cambiare mai!

E fu sera e fu mattino, quarto giorno.

GIORNO 5 – LUNEDI' 13 MAGGIO 2024

L'ultimo incontro è ancora dedicato alla comicità. Padrona di casa Luciana Littizzetto, quest'anno madrina della sezione dedicata alla 'leggerezza'. Alla sua corte uno stuolo di autori comici televisivi e non, che hanno fatto la storia della risata. Andrea Zalone è autore e spalla di Crozza: racconta la sua lunga collaborazione con l'attore genovese, come fa a conciliare il dover sempre pensare a far ridere con la vita di tutti i giorni, che spesso non è così comica ("con tanti anti-depressivi" ammette), e di quanto diano fastidio più i bersagli che ringraziano più che quelli che si arrabbiano ("la satira dovrebbe colpire il suo obiettivo, non fargli un favore"). Piero Guerrera, legato da un lungo sodalizio con Antonio Albanese, invece deplora la dittatura del politicamente scorretto ("oggi personaggi come Cetto Laqualunque, coniato su due o tre politici veri, non sarebbero più possibili). Infine Walter Fontana, autore tra gli altri del Mago Forrest e voce fuori campo di Carcarlo Pravettoni, racconta quanto il mestiere dell'autore TV sia artigianale, si viene da altri mestieri e si viene portati dalle situazioni a lavorare in quell'ambito, spesso perché si crea un feeling particolare con un determinato attore.

E fu sera e fu mattino, quinto giorno.

EPILOGO

Anche quest'anno siamo giunti alla fine, il salone sta per essere smontato, ma è solo un arrivederci al prossimo anno. Ormai è una realtà solida della nostra città. Grazie a chi non ha mollato!

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