LA DANDINI E IL SUO SHOW 'VIENI AVANTI CRETINA': LARGO ALLA COMICITA' IN ROSA

23.05.2024

La comicità televisiva è in crisi, le ultime stagioni di Zelig non hanno fatto che ripetere stilemi e personaggi all'insegna del revival di un'epoca d'oro ormai tramontata, il controllo politico della TV pubblica e privata ha relegato la satira in poche riserve indiane ormai fuori dal mainstream (Crozza sul 9, Propaganda su La7, e poco altro), la comicità si è spostata in gran parte sulle piattaforme social e video con conseguente appiattimento della qualità a scenette video dal corto respiro e livello culturale pari a zero. Ma ecco che, improvvisamente la serata scorsa, ti imbatti in uno show che ti fa ricredere sulla capacità del cabaret nostrano di rinascere, sulla nuova linfa in circolo nella risata tricolore, su nuove idee comiche e personaggi che sanno riflettere sul presente con intelligenza e acume facendo ridere, e molto.

Fautrice di questa epifania di fine stagione è lei, Serena Dandini: nonostante sia ormai lontana dai palinsesti televisivi continua evidentemente a scoprire, stimolare e presentare talenti al pubblico, che ha gremito all'inverosimile il Teatro Colosseo di Torino, dimostrando che il rapporto di fiducia conquistato negli anni non si è spezzato nonostante l'ingiusto digiuno.

E l'idea vincente è ancora quella della TV delle ragazze: puntare sul talento esclusivamente femminile di un gruppo molto ben assortito di comiche emergenti.

Valletta della serata un personaggio ahinoi molto moderno: l'influencer di destra Martina Dell'Ombra (alias la bravissima Federica Cacciola), che col parossismo della sua superficialità, ignoranza abissale e vacuità cerebrale mostra molto bene quale donna ha in mente il patriarcato moderno del consumismo a tinte social.

Cristina Chinaglia, talento di Comedy Central, è invece molto efficace nel sottolineare la pochezza culturale e l'idiozia narrativa dei fenomeni editoriali di massa. Distrugge letteralmente "50 sfumature di grigio" semplicemente leggendone alcuni passi e mostrandone la totale incoerenza se si pone gli episodi narrati, che vorrebbero essere erotici ma appaiono solo del tutto ridicoli, a confronto con la realtà di tutti i giorni. A Gioia Salvatori invece il compito di demolire un capolavoro letterario vero: Madame Bovary, vista come modello con cui viene presentata la donna alle scolaresche: praticamente una disadattata.

Marianna Folli, che vedremo presto al Torino Fringe Festival col suo "Parzialmente Stremata", si concentra invece su una tematica serissima, declinata con l'arma tagliente della satira: il divario di genere, dando letteralmente i numeri. "il 75% del lavoro non retribuito nel mondo è svolto da donne", "lo stipendio di una donna è pari al16% in meno quello di un uomo", " la pensione di una donna é il 30 % in meno", con un ritmo indiavolato e battute fulminanti come "me le devi quelle cene bastardo, non è galanteria, è contabilità!".

Spassosissima e urticante anche Annagaia Marchioro, che racconta l'omosessualità in salsa femminile, e usando con abilità i meccanismi del ribaltamento e del paradosso, tratta gli etero come "diversi" e, raccontando il suo coming-out alla mamma, nota quanto il terrore dei genitori sia ormai quello di ritrovarsi una figlia vegana più che lesbica.

Particolarmente esilarante, in chiusura, la performance di Germana Pasquero, che si cala nei panni, tra il cinico e il sadico, di una arrembante Franca Leosini, impegnata a far risaltare gli improbabili tratti criminali di Serena Dandini. Prima l'avevamo apprezzata in un intervento tutto visual sulla agghiacciante esperienza che ognuno di noi vive alle prese con gli automatismi dei bagni pubblici…

Ma la vera sorpresa della serata è la vulcanica Rita Pelusio (anche lei presente al Fringe, ma in veste di regista con "Canto ergo sum", stralunato one-woman show di Silvia Laniado). Alle prese con continue telefonate e addirittura due cornette, mette il dito nella piaga della disumanizzazione della moderna donna in carriera. Accento milanese e ritmo indiavolato, il suo personaggio non lavora per vivere, nemmeno vive per lavorare, proprio non ha una vita. Nel vano tentativo di conciliare i mille impegni che la assillano perderà del tutto l'umanità, e lo vedremo nel momento finale in cui la gag diventa scena di teatro drammatica, la convulsione diventa riflessione e un barlume di consapevolezza sia affaccia nella sua coscienza. Tagliatrice di teste, si trova a licenziare per ingiustissima causa e forse capisce che in fin dei conti non ne vale la pena. Ogni battuta è geniale, ogni cambio di intenzione strepitoso, ogni tempo comico studiato alla perfezione per la risata che diventa apoteosi.

Ci chiediamo perché lei, le altre viste al Colosseo, e le tante comiche che rimarranno nell'ombra, non si vedano in televisione a rianimare palinsesti che ondeggiano tra l'asfittico e l'agonizzante.

Forse perché sono troppo donne in un sistema mediatico ancora disperatamente patriarcale? Forse perché sono troppo intelligenti per un sistema che ci vuole tutti consumatori idioti?

O forse perché sono semplicemente troppo brave per non far risaltare la mediocrità altrui?

Noi amanti del teatro siamo contenti di questa 'esclusiva', ma pensiamo di quante risate, di quanta analisi sociale, di quanta scrittura di qualità, di quante performance irresistibili viene depauperata l'audience televisiva relegando alle sale teatrale la libertà di sperimentare e reinventare la comicità che si è presa Serena Dandini e questo strepitoso gruppo di artiste.

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