Cielo, mia moglie! Tris di cuori, la
divertente commedia prodotta da Goldenstar che ha concluso la fortunata
stagione 24-25 del Gioiello di Torino, parafrasa il famoso tormentone delle
commedie degli equivoci e lo ribalta. Come il protagonista di Taxi a due Piazze,
Paola Barale è una scrittrice bigama, pardon 'biandrica', che felicemente porta
avanti ben due matrimoni, ovviamente almeno finché i mariti ne rimangono all'oscuro.
La novità dello show, rispetto ad altri titoli
che sottendono lo stesso meccanismo comico, sta forse nella giustificazione
morale che la protagonista rivendica: invece di cercare in un amante quel che
non trova in un marito, con gli inevitabili e squallidi sotterfugi, ha sposato due
consorti complementari, Giorgio, professore di matematica precisino e compulsivo,
e l'artista bohemien Danny, cantautore in crisi di ispirazione. Riesce così a godere
contemporaneamente di tutte le qualità che vorrebbe in un uomo e che un partner
solo non potrebbe mai offrirle, il pragmatismo e la fantasia, l'affidabilità e
l'istinto, senza – a suo parere – tradire nessuno dei due, visto che li ama
entrambi, dividendo in parti uguali la gran quantità di sentimento di cui è
capace una donna.
Il castello regge finché il consueto elemento
di disturbo, nella fattispecie un test di gravidanza, non fa precipitare gli
eventi verso un disvelamento, tanto inevitabile quanto impossibile da affrontare:
i due mariti, che la chiamavano uno Maria e l'altro Teresa scoprono, dopo essersi
conosciuti per caso, di aver sposato la stessa moglie: Maria Teresa.
Incontriamo quindi, in una girandola di
situazioni rocambolesche e imprevedibili, tutte le varianti del ménage a trois,
sia quelle consapevoli e, come si diceva in qualche modo 'programmate', che
quelle che nascono per caso da una folle serata alcolica, creando sensi di
colpa che trasformano le vittime in colpevoli e viceversa.
Il bravo Toni Fornari, autore e regista della pièce,
giostra bene il materiale camminando su un filo sospeso tra classico e moderno,
tra la pochade e la rom-com, non facendo mancare al pubblico una buona dose di
imprevisti e colpi di scena, in un mix tra riflessione di costume, azione, battute
e interpretazioni magistrali.
Al citato celebre volto televisivo il difficile
compito di tenere le fila della narrazione, ruolo che svolge con diligente senso
scenico e un notevole senso del ritmo, potendo contare altresì su tre straordinari
compagni di palco, tutti dotati di ottimi tempi comici.
Lo spigliato talento di navigato caratterista
di Simone Montedoro (volto familiare al grande pubblico per aver partecipato
alle prime stagioni di Don Matteo, e visto questa stagione anche nel meraviglioso
musical Prova a prendermi) convince e trascina nel ruolo di Giorgio, mentre la schietta
simpatia sorniona di Mauro Conte rende Danny un personaggio brillante e coinvolgente,
specie quando gli si accendono lampadine per nuove canzoni, che scopre poi già
esistenti.
Ma la vera rivelazione dello show è la travolgente
amica/editrice Sara di Ilaria Canalini, il cui trascinante accento pugliese rende
irresistibile un'interpretazione davvero trascinante tra cinismo e bonario
sfottò.
La scena fissa, con i due appartamenti affiancati,
che in altre commedie di questo genere mostra plasticamente la doppia vita al
centro delle vicende contribuisce a un approccio quasi cinematografico, e per
forza di cose spezzettato, del flusso drammaturgico, che dopo un'esposizione
iniziale dei caratteri e della vicenda, entra presto in un fuoco di fila di
eventi, reazioni e contraccolpi, fino al disvelamento finale che cambia totalmente
le carte in tavola, in modo forse prevedibile ma sicuramente efficace.
Soprattutto a sentire le risate e gli applausi
del pubblico che dimostra di apprezzare convintamente sia il finale della commedia
che il finale della stagione.