Una Rondine che fa primavera

18.11.2023

Cronaca di un'anteprima che non fa rimpiangere un'opening night. 

Abbiamo avuto la fortuna di assistere all'Anteprima Giovani de La Rondine di Giacomo Puccini, una serata che ci ha fatto uscire dal Teatro Regio di Torino con una manciata di pensieri positivi. Tralasciando il fatto che la “prima” vera e propria il giorno seguente non è poi andata in scena per lo sciopero nazionale del 17 novembre, in tempi di notizie funeste che ci arrivano da tutto il mondo, e con un inizio di stagione che desta preoccupazione agli addetti ai lavori dello spettacolo dal vivo con una crisi che sta mordendo come non mai, è una boccata d'aria pura assistere al doppio spettacolo di un'opera poco frequentata, e per questo più fresca di certi titoli inflazionata, e di una platea gremita di under 30.

Sentirli commentare gli appuntamenti della stagione come fossero serie tv da non perdere o brani pop da inserire in playlist ci fa capire che il teatro ingessato e immutabile come molti parrucconi lo vorrebbero è un totem che si può e si deve scardinare.

L'idea geniale del nuovo sovrintendente Mathieu Jouvin è poi "Contrasti", con cui si contamina il melodramma con eventi pop che si svolgono nel sontuoso Foyer del Toro alla fine dell'anteprima per 300 fortunati giovani. Nel nostro caso era previsto un happening musicale anni '70 di Marquis. Autore tra le tante cose della colonna sonora della serie "I Leoni di Sicilia", under 30 lui stesso, spazia tra funk, disco, world music. L'iniziativa fa nutrire qualche speranza di vedere prima o poi contaminata dal pop anche la programmazione, con titoli di teatro musicale moderno ad affiancare i grandi titoli dell'opera. 

Ma non è solo per amor di "contrasti" il riferimento ai '70, il regista Pierre-Emmanuel Rousseau ha proprio riambientato La Rondine in quel decennio e in un anno in particolare, il '73. Un riferimento non casuale per il Regio, visto che la sala, riprogettata dal visionario architetto Carlo Mollino, vide la luce proprio il 10 aprile di quell'anno. La scorsa primavera il teatro ha festeggiato il cinquantennio con tante iniziative, tra cui una due giorni di apertura alla città e un doc visibile su raiplay qui. A Mollino ha appena dedicato anche "Atlante", una mostra che inquadra a 360 gradi il genio dell'artista torinese che fu anche designer, fotografo e appassionato sportivo.

La riambientazione si riverbera nella sontuosa scenografia articolata in due quadri: quello del primo e terzo atto, ovvero il "Salone elegantissimo in casa di Magda a Parigi" che diventa poi il "Piccolo padiglione" con vista sulla Costa Azzurra, trasformato qui in una ricca hall di albergo con tanto di piscina        (il riferimento è al film con Alain Delon e Romy Schneider, e il lusso sembra contraddire il libretto di Giuseppe Adami che parla di "piccole rinunce"…).

Ma a riservare le sorpresa maggiore, soprattutto per il pubblico torinese, è il quadro del secondo atto, ambientato… nel Regio stesso! Vediamo infatti riprodotte le iconiche lampade a globo, le scale, i divanetti rossi del foyer, a ricreare il fasto notturno e modernista del locale notturno Bullier che ha perso la grazia Belle Époque e ospita ora una festa in maschera affollata di giovanotti orgogliosamente gay dai baffetti alla Freddie Mercury che sembrano tutti usciti dal Rocky Horror Show. A chi si fosse sentito spiazzato ricordiamo che anche il Rocky (visto recentemente, proprio a Torino, all'Alfieri) ha aperto le danze nel 1973.

A proposito di danze Carmine de Amicis non ci fa mancare una gustosa citazione del "Tuca Tuca" (1971) della Raffa nazionale, figura celebratissima da questa stagione teatrale, al centro di mille omaggi e addirittura di una opera lirica, "Raffa in the sky" del Donizetti di Bergamo.

In questi tre spazi nasce, si consuma e muore l'impossibile amore tra la "cortigiana" Magda de Civry (la Soprano Olga Peretyatko incanta: voce sublime e appassionata presenza scenica) e l'ingenuo idealista provincialotto Ruggero Lastouc (Oreste Cosimo, che supera brillantemente la prova, anche quella 'costume' a bordo vasca). Si conoscono alla sfrenata festa e lui se ne innamora perdutamente, lei ricambia in nome della nuova moda dell'amore sentimentale, ma poi il sentimento dovrà fare i conti con la bella vita a cui lei non sa rinunciare, e le preclusioni della famiglia di lui, che non accetterebbero il passato peccaminoso della donna.

Il giovane pubblico pare apprezzare quest'opera, forse perché Puccini ci ha risparmiato gli arzigogoli narrativi, le esagerazioni melodrammatiche e le morti violente che di questi tempi almeno il teatro può e deve risparmiarci, assolvendo al suo compito di riempirci di bellezza, che non vuol dire a tutti i costi disimpegno, ma consapevolezza di ciò a cui il genere umano deve tendere.

Musicalmente non saremo forse di fronte al miglior Puccini, non aiutato da una storia priva di grandi colpi di scena e da una gestazione travagliata: commissionatagli come operetta dal Carltheater di Vienna, il compositore decise poi di farla rimanere nella 'confort zone' dell'opera, insoddisfatto del progetto drammaturgico.

Ma in questo suo pescare nei ritmi e nelle danze più cool del momento: valzer, fox-trot, slow-fox, one-step e tango, proprio come fa l'operetta, e farà compiutamente il musical, risiede l'originalità de La Rondine.

Si ascrivono invece alle grandi melodie pucciniane i due momenti che emozionano di più: l'intenso "bel sogno di Doretta", intonato dal poeta Prunier (protagonista del sub-plot che lo vuole innamorato suo malgrado della cameriera Lisetta, che tenta invano di lanciare come canzonettista nel divertente). L'aria narra di una fanciulla che resiste alle lusinghe e alle ricchezze di un Re, e sarà Magda, auto-profetica, a scrivere il sequel della storia di Doretta, che finirà per innamorarsi di un romantico studente. 

L'altro è il sublime valzer "Vuoi tu dirmi che cosa più ti tormenta", che sortisce un effetto straniante accostato alla trasgressione della danza di questo allestimento, che sfoggia mossette sexy e allusive.

La Rondine porta un altro tassello al mosaico della stagione, che affronta vari aspetti dell'amore (lo slogan, un po' affettato, recita "L'Amour Toujours"). In questo caso al centro della trama c'è il rapporto tra amore e denaro e la difficile scelta di una donna indecisa tra la genuinità dei sentimenti e il materialismo del proprio esistere, costretta a compiacere un uomo che non ama ma che la mantiene nel lusso.

Il finale non la vedrà immolarsi eroicamente per il proprio ideale (come era successo per le eroine de La Juive, che aveva aperto la stagione, pronte ad affrontare il martirio pur di non abiurare alla religione ebraica) ma sceglierà il pragmatismo: anche per evitare all'amato lo stigma di una compagna dal passato tanto immorale, sceglierà di volare via, come la rondine a cui era stata paragonata.

Noi preferiamo accostare al leggiadro volatile un'altra metafora, quella che la vuole messaggera di giovinezza, di rinascita, di freschezza primaverile. 

Una freschezza che all'anteprima abbiamo respirato a pieni polmoni, sopra e sotto il palco del Regio. 

Franco Travaglio
 Sonia Bisceglia  


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